MONTE SEI BUSI
Il monte Sei Busi, la cui quota massima si trova alla destra del Sacrario di Redipuglia, è il margine meridionale dell’altopiano di Doberdò – Doberdob. Oggi come ieri lascia capire l’importanza che ebbe, per i militari austro – ungarici, potersi disporre lungo il primo gradone carsico e qui attendere le armate italiane, osservando dall’alto quanto accadeva nella sottostante pianura disponendo così di un controllo ottico del territorio molto prezioso in mancanza allora di mezzi alternativi. Solcato da trincee che vanno in tutte le direzioni non è sempre facile indicare chi e quando creò questo o quel sistema, per l’attacco o per la difesa.
Da poco Sentieri di Pace dispone anche di una mappa, il cui studio è ancora in atto, datata 1916. La mappa fotografa con estrema precisione la situazione in quel periodo, aiutando così la lettura delle evidenze nel terreno. E’ prevista in un futuro non lontano la sua pubblicazione con le spiegazioni del caso. La vista che si gode dal Monte Sei Busi spazia su tutto quello che fu il fronte dell’Isonzo, aprendosi dal Monte Krn – Nero al Golfo di Trieste, chiuso dal bastione del Monte Hermada. Notevoli i tanti graffiti di guerra presenti nelle trincee e nei camminamenti, nonché il tipo di terreno, veramente simile a quello che si trovarono a percorrere i soldati qui giunti da luoghi tanto lontani. Interessato ai combattimenti dal giugno – luglio 1915, l’altopiano di Doberdò – Doberdob venne conquistato dalle truppe italiane con la Battaglia di Gorizia (Sesta Battaglia dell’Isonzo) nell’agosto del 1916. La guerra allora si spostò di pochi chilometri verso il Carso di Comeno – Komenski kras, per raggiungere siti noti quali Castagnevizza – Kostanjevica o quote come il Dosso Faiti – Faiti Hrib, tutto luoghi ben visibili, e quindi raccontabili, dal Monte Sei Busi.